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Immunologia e fertilità: una chiaccherata con la dott.ssa Juana Gil Herrera

Dra. Juana Gil Herrera, Inmunóloga Clínica Tambre

La Riproduzione Assistita è un ramo della medicina che deve collaborare con altre specializzazioni al fine di fornire ai suoi pazienti il trattamento più professionale e di successo possibile. L’immunologia è importante nel settore perchè, in alcuni casi, trova la chiave per ottenere la gravidanza. Per questo motivo la dott.ssa Gil Herrera, specialista in Immunologia della Clinica Tambre, risponde alle seguenti domande che possono chiarire eventuali dubbi che possono sorgere al rispetto.

In primis, perchè è importante l’immunologia nel campo della riproduzione assistita?

Le cellule del sistema immunitario si possono trovare in molteplici tessuti e organi del nostro corpo e il loro obiettivo è quello di differenziare e riconoscere le strutture proprie da quelle estranee o non proprie. Una varietà di cellule e molecole immunitarie si trovano anche nel sistema riproduttivo umano e svolgono un ruolo importante in situazioni relazionate con la salute (fisiologiche) e anche con le malattie riproduttive (patologiche).

È necessario lo studio immunologico in tutti i trattamenti di fertilità o solo in casi concreti?

Fortunatamente, la maggior parte delle persone che si sottopongono ad un trattamento di riproduzione assistita riescono a raggiungere il proprio obiettivo e quindi non si richiedono ulteriori studi, che senza dubbio includono aspetti immunologici. Tuttavia, esistono diverse situazioni cliniche (aborto o perdita gestazionale, fallimento ricorrente dell’impianto, pre eclampsia/eclampsia…) che condizionano il fallimento riproduttivo. Nelle persone con problemi riproduttivi ricorrenti è importante intraprendere uno studio delle cause o dei fattori immunologici che frequentemente possono contribuire al fallimento.

Qual’è il progresso più importante a cui ha assistito nella Immunologia Riproduttiva in tutti i suoi anni di carriera?

Indubbiamente, il successo dei trattamenti immunomodulatori è quando sono mirati a persone che presentano fenomeni o malattie autoimmuni alla base del loro fallimento riproduttivo.

Inoltre penso sia importante identificare un numero crescente di componenti alloimmuni (per esempio, le cellule NK, i recettori KIR…) il cui buon funzionamento è fondamentale per un’adeguata placentazione; anche se in questo senso è ancora presto per considerare opzioni terapeutiche valide per l’intera comunità  medica e a livello internazionale.

Quali sono le difficoltà o diagnosi più comuni che i pazienti di riproduzione assistita devono affrontare?

Esistono casi molto frequenti in persone apparentemente sane, come carenze o insufficienze di alcune vitamine e oligoelementi con un chiaro effetto sul funzionamento del sistema immunitario. È inoltre frequente identificare fenomeni o patologie autoimmuni (tiroidite, celiachia, sindrome antifosfolipidica, sindrome di Sjogren, diabete mellito…) che possono manifestarsi per la prima volta nel corso del terzo/quinto decennio di vita. Quando l’età riproduttiva coincide con questi anni, il trattamento corrispondente ai risultati o alle malattie immunitarie menzionate e non, è accompagnato dal successo in molti casi che studiamo.

Secondo te, qual’è stato il caso più complesso che ha risolto con l’immunologia?

Una paziente con fallimento riproduttivo a cui abbiamo diagnosticato un angioedema a causa della carenza del fattore C1 inibitore del complemento, una malattia autoimmune molto rara. Dopo l’identificazione della malattia ed il trattamento di sostituzione con inibitore C1 sottocutaneo e terapia adiuvante con gammaglobuline per via endovenosa, la paziente è diventata mamma di due bambini. A causa della rarità del caso e della gravità lo abbiamo pubblicato nel 2018.

Che servizi, tecnologie, strumenti o trattamenti metterebbe in evidenza dell’Unità di Immunologia riproduttiva della Clinica Tambre?

In primo luogo, ritengo fondamentale orientare lo studio immunologico e altri studi complementari in modo individualizzato per ogni paziente, secondo i suoi antecedenti clinici personali e familiari. Inoltre, abbiamo la possibilità di utilizzare una vasta gamma di farmaci immunomodulatori e varie vie di somministrazione (orale, sottocutanea, endovenosa). Considero importante anche lo stretto monitoraggio, sia clinico che immunologico, lungo tutto il processo riproduttivo e fino al momento della nascita.

Che protocollo si segue quando arriva una paziente a cui è stata diagnosticata precedentemente una malattia autoimmune?

Le malattie di cui sopra sono solo le più frequenti. Quando c’è una precedente diagnosi di qualsiasi malattia autoimmune utilizziamo protocolli adattati al paziente o patologia, sempre dopo l’accordo con il medico di fiducia che i pazienti avevano prima di presentare problemi riproduttivi.

Come si sviluppa la comunicazione dell’équipe tra i ginecologi e l’Unità di Immunologia Riproduttiva?

La comunicazione è molto fluida, attraverso riunioni o incontri presenziali in Clinica Tambre, anche via e-mail, tramite appunti nelle agende o nelle storie cliniche e, in casi urgenti, per telefono.