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Cosa c’è da sapere sull’iperplasia endometriale? Vi diciamo tutto!

l'iperplasia endometriale Tambre

Dopo aver parlato sul blog di Tambre di altre patologie che colpiscono le donne come l’endometriosi, i miomi o l’adenomiosi, oggi la dottoressa Esther Marbán spiegherà cos’è l’iperplasia endometriale, rispondendo a 5 domande.

L’iperplasia endometriale è la crescita eccessiva delle cellule ghiandolari dell’endometrio (strato interno dell’utero che viene espulso con le mestruazioni) causata dall’esposizione cronica e prolungata agli estrogeni. Alcuni fattori di rischio includono l’obesità, l’anovulazione cronica o la terapia ormonale sostitutiva a base di soli estrogeni. In tutti i casi, è presente un ambiente iperestrogenico cronico che non è controbilanciato dall’effetto del progesterone. L’iperplasia endometriale è rara nelle donne di età inferiore ai 30 anni ed aumenta la sua incidenza a partire dai 45-50 anni.

 

Come si diagnostica l’iperplasia endometriale?

 Il sintomo più frequente è il sanguinamento uterino anormale, anche se non tutte le pazienti lo presentano. Un sospetto diagnostico si ha nel momento in cui si trova l’endometrio eccessivamente ispessito (maggiore di 15 mm circa nelle donne in età fertile(pre-menopausa)e maggiore di 5 mm nelle donne in post-menopausa) al momento dell’ecografia. La diagnosi di conferma è sempre istologica, cioè, si ottiene prendendo un campione dell’endometrio mediante biopsia endometriale (ottenuto tramite isteroscopia, curettage, ecc) e dopo la valutazione da parte del servizio di anatomia patologica, emettono la diagnosi finale. La diagnosi è di vitale importanza in quanto può trasformarsi in un cancro endometriale.

 

Esistono gradi o classificazioni a seconda di quanto sia lieve o grave?

 Sí, l’iperplasia si classifica in:

  • Iperplasia endometriale semplice: crescita eccessiva delle cellule endometriali ma con caratteristiche benigne. Potenziale di malignità molto basso nel corso degli anni.
  • Iperplasia endometriale complessa: maggiori alterazioni cellulari e maggiore potenziale di malignità rispetto alla forma semplice.
  • Iperplasia endometriale atipica: cambiamenti cellulari atipici ma senza nessuna invasione. La classificazione di iperplasia semplice o complessa è ulteriormente sottoclassificata a sua volta in “con” o “senza atipia”. Le iperplasie (semplici o complesse) con atipia implicano un maggiore potenziale di malignità e di evoluzione verso il cancro endometriale.

 

 Di solito è legata ad altre patologie?

 Sí, l’iperplasia endometriale è diagnosticata più frequentemente nelle donne che presentano:

  • Obesità e diabete.
  • Sindrome dell’ovaio policistico
  • Alcuni tumori ovarici che producono estrogeni.
  • Alcuni tumori ovarici che associano il cancro del colon con il cancro dell’endometrio (Sindrome di Lynch)

 

 Esiste una cura o un trattamento?

 Sì, nella maggior parte dei casi di iperplasia endometriale senza atipia, la lesione si inverte con il trattamento progestinico della durata di 3-6 mesi. Dovrebbe sempre essere eseguita una biopsia di controllo per confermare la scomparsa della lesione.

Allo stesso modo, si raccomanda di eliminare i fattori di rischio aggiunti: promuovere la perdita di peso nelle pazienti che soffrono di obesità e far sì che le pazienti che non ovulano regolarmente, lo facciano per ridurre l’ambiente iperestrogenico.

Nei casi di iperplasia con atipia, il trattamento di scelta è l’isterectomia (rimozione dell’utero) in quanto vengono considerate lesioni pre-maligne. Nel caso di una paziente giovane con desiderio di gravidanza, con mestruazioni regolari, senza fattori di rischio aggiunti di cancro familiare, può essere somministrato un trattamento conservativo con progestinici, effettuando controlli periodici ed approfonditi per valutare il miglioramento della lesione.

 

Influisce sulla fertilità? Se è così, se riceviamo presso la Clinica Tambre una donna che presenta iperplasia endometriale, vi è un protocollo specifico da seguire?

 Come ogni patologia che colpisce l’endometrio, luogo in cui la gravidanza viene portata a termine, questa può avere un effetto negativo sull’impianto dell’embrione. Per questo motivo, quando si fa la diagnosi, si esegue il trattamento adeguato ed una volta risolto il quadro clinico, si prosegue con la tecnica di riproduzione assistita indicata.